Il carnevale di Fonni: Urthos e Buttudos

 

A Fonni le forme tradizionali di mascheramento sono due: Mascheras Bruttas, maschere sporche, maschili quasi animalesche, e Maschera Limpias, maschere pulite, femminili. Le mascheras bruttas sono Urthos e Buttudos.

 

Le prime informazioni sulle maschere fonnesi risalgono alla fine dell’Ottocento “vestiti di stracci, grottescamente, tinti di fuliggine nella faccia, godono nella più ampia libertà nell’inseguire le ragazze e nell’ abbracciarle e nel satireggiar coi versi…”
Secondo una testimonianza del secolo scorso “i buttudos, letteralmente uomini brutti, mal vestiti, un tempo indossavano maschere di sughero, raffiguranti demoni, alle quali si applicava una barba costituita da fili di lana.

Percorrevano le strade del paese in gruppo scuotendo campanacci e sonagli. Gli uomini più alti e robusti si camuffavano da “orsi” con pelli bovine e ovine. Anch’essi indossavano una maschera di sughero. Erano tenuti a catena da un “domatore” in costume isolano e maschera in sughero…”

Oggi le maschere in sughero son state sostituite dalla colorazione nera dei volti. Il termine buttudos si fa risalire a buttudo ovvero montone non castrato mentre urthu avrebbe il significato di “coperto” in contrapposizione a “iscurthu” ovvero scalzo, nudo. (Mereu 1982)

Incappucciati nel nero cappotto di orbace, oggi i buttudos, con mani e volti anneriti dal carbone, hanno scarponi e gambali e indossano una bandoliera di campanacci. Personaggi inquietanti, sporchi rumorosi, riuniti in una sorta di banda si esibiscono in spericolate acrobazie scalano le facciate delle case tra tubi e sporgenze guadagnando balconi e finestre. Accettano però di buon grado ciò che gli si offre sulle soglie delle case talvolta è sufficiente bussare alle porte, e frittelle, vino rosato e papassinos di sapa servono a placare schiamazzi e tentativi d’intrusione. Di sfila fino all’imbrunire e il canto a tenore apre e chiude l’esibizione carnevalesca (Figus 2007).

 

Fonte:

Pastori e comunità a Fonni. Un museo per la storia della cultura pastorale
Scuola Sarda Ed
Si ringrazia l’associazione Urthos e Buttudos